Si siedi, mi dichi...
Leggende metropolitane sugli esami universitari

 


Fin da matricola se ne sentono raccontare di tutti i colori su professori stronzi ai limiti delle umane possibilità e studenti eroici che fanno falange resistendo ad una congiura della cattiveria seconda solo a quella di Erode.

E' forte il sospetto che molte siano delle bufale clamorose, se non per altro perchè le stesse storie vengono raccontate in facoltà diverse con protagonisti diversi ma con identiche parole e dinamiche.

Per la stesura di questo preZioso documento abbiamo preso spunto, template e materiale da un paziente ed anonimo redattore, che prima di noi ha raccolto un buon volume di aneddoti: questi aneddoti sono stati a loro volta arricchiti, ampliati e dettagliati, ove possibile, in linea con le tragicomiche esperienze (dirette o indirette) degli studenti della facoltà di Ingegneria di Roma (università "La Sapienza").

Un doveroso riferimento va fatto al Gruppo it.discussioni.leggende.metropolitane, citato dal redattore di cui sopra.


Esame di Fisica: il professore lancia un mazzo di chiavi allo studente e gli chiede: "Che tipo di moto è questo?" Lo studente rilancia le chiavi al professore e risponde: "Lo stesso di questo."


Premessa. La formula cinematica della caduta dei gravi è h = -1/2 g t2. Il segno di questa formula dipende dal sistema di riferimento che si sceglie; se non si è coerenti, si rischia di descrivere una situazione in cui lanciando un oggetto esso va spontaneamente verso l'alto...

Il professore chiede: "Mi scriva l'equazione della caduta dei gravi". L'allievo sbaglia il segno nel suo sistema di riferimento. Il professore lancia il libretto dalla finestra ed esclama: "Ora lo recuperi al piano di sopra e torni il mese prossimo!"

Alcuni iscritti al newsgroup hanno riferito questo aneddoto ai seguenti professori: professor Candoni (Politecnico di Milano, esame di Fisica I), professor Quartapelle (Politecnico di Milano, esame di Fisica I), professor Liberatore (Ingegneria a Firenze, esame di Elettrotecnica).


Professore: Mi faccia il ciclo di Carnot.
Studente: (disegna un cerchio sul foglio)
Professore: Hmmm... bene... ne faccia un altro vicino.
Studente: (disegna un altro cerchio a fianco del primo)
Professore: Bene... unisca i centri dei due cicli con una retta.
Studente: (disegna la retta)
Professore: Molto bene! Ora prenda il suo biciclo di Carnot e se ne vada.


Esame di Meccanica Razionale: il professore (che si è appena fatto portare la colazione) lancia in aria un bombolone e chiede al candidato di esaminarne il moto.

Sentita a Bologna.


Un professore di Fisica è noto e temuto per le sue tremende domande sui flussi. All'esame si tiene il seguente dialogo:

Professore: Immagini di trovarsi su un treno che viaggia a velocità costante, d'estate, senza l'aria condizionata, alle due del pomeriggio. Il finestrino è chiuso e c'è un caldo da scoppiare. Che cosa fa?
Studente: Mi levo la maglia.
Professore: Sì, ma c'è ancora caldo. Che cosa fa?
Studente: Mi levo i pantaloni.
Professore: Ma c'è ancora caldo. Che cosa fa?
Studente: Mi levo anche le mutande, ma quel cazzo di finestrino non glielo apro neanche morto!"

Varianti. In alcuni racconti questo dialogo avviene al secondo orale dello studente in questione, dopo che la prima volta è stato mandato via proprio per aver sbagliato il calcolo del flusso derivante dall'aver aperto il finestrino. In altri racconti la domanda non è sul flusso dell'aria, ma sulla variazione di entropia derivante dalla diminuzione di temperatura dello scompartimento.


Uno studente di Matematica, figlio di un professore, deve sostenere l'esame di Fisica I con un collega del padre. L'esito sembra praticamente scontato, ma -- incredibile -- il giovane non sa proprio una benemerita mazza. Una domanda dopo l'altra, constatando la sua figuraccia incredibile in presenza di testimoni, il professore non sa proprio che cosa fare per dare quella promozione promessa. Alla fine ricorre a domande da terza media per far dare al ragazzo almeno una risposta:

Professore: Allora prendiamo in considerazione un asse e poggiamolo su un...?
Studente: ...
Professore: ...fulcro, naturalmente. Abbiamo così una...?
Studente: ...
Professore: ...leva, come ben sai. Allora, se io metto un carico ad una estremità della leva, che succede?
Studente (ormai scazzato da quel trattamento sfacciatamente di favore): Ci metto la briscola...
Professore: MA ALLORA IO TI BOCCIO!
Studente: Vabbeh, allora ci vado liscio.


Il docente consegna allo studente una lampadina e gli domanda "Quanto consuma?" Lo studente legge le scritte sulla lampadina e dice "60 Watt." Il docente allora gli dice: "No, in mano sua non consuma proprio un bel niente. Ritorni la prossima volta."

Attribuita a un docente di Elettronica del Politecnico di Torino.


All'esame di Fisica lo studente, in stato confusionale, afferma erroneamente che l'accelerazione di gravità vale 9.81 cm s-2 (invece di 9.81 m s-2) e il professore gli dice: "Monti sul tavolo". Il ragazzo stupito chiede: "Come?" e il professore replica: "Monti sul tavolo." Il ragazzo, emozionato e intontito dalla pressione da esame, monta sul tavolo davanti a una quarantina di persone che seguono l'orale; il professore gli dice: "Salti!" Il ragazzo salta giù dal tavolo; il professore fa uno scatto come fosse stato colto da sorpresa e chiede: "Ma come? Già è atterrato?"


All'appello di Diritto Costituzionale si presenta una figona in mini-minigonna (nota anche come "minigonna ascellare", in riferimento all'altezza a cui arriva l'orlo inferiore) e supertruccata. Il professore dopo averla squadrata le offre una sigaretta, e la sventurata accetta. A questo punto il professore le dice: "Citerò Omero: Addio, Troia fumante!"

Riferita al professor Candoni (già citato) e ad altri professori di Roma (la Sapienza e Tor Vergata)

Varianti. Questa è senz'altro una delle leggende più citate, tanto che viene perfino da pensare che potrebbe essere veramente accaduta da qualche parte.
Esame di lingua latina: questa volta è la ragazza a chiedere di potersi accendere una sigaretta. Al che il professore traduce liberamente dall'Eneide: "Addio, Troia fumante", e la sbatte fuori. Secondo un'altra versione (Roma, università imprecisata), la donna fuma durante l'esame per calmarsi, senza risultato. Oppure (riferita forse al prof. Paratore, docente di latino a Roma): una ragazza in minigonna e con una sigaretta si appresta a fare l'esame; il professore nel vederla le dice "Ti saluterò con le stesse parole con cui Enea salutò la sua patria in fiamme: Vale, Troia fumans!", e la manda via.
Altra versione ancora (Tor Vergata, Roma): "Signorina, le faccio una sola domanda; se la sa le metto 30 altrimenti deve ritornare. Che cosa disse Enea scappando dalla sua città in fiamme?" Lei non sapendolo si alza e fa per andarsene, poi si volta e chiede: "Ma che cosa disse?" Il professore la indica e dice: "Ecce Troia fumans."


Esame di anatomia, scena muta sugli organi genitali femminili. Il professore, sadicamente, dice con disprezzo allo studente: "Guardi, le do 20.000 lire, lei stasera tardi va nella zona del porto e vedrà quante signorine le spiegano volentieri queste cose..." Lo studente incassa (in tutti i sensi) e torna all'appello successivo. Conquistato un soffertissimo 18 e firmato lo statino lo studente mette 10.000 lire in mano all'incredulo professore, commentando: "Sua moglie prende di meno."

Accaduta a: Genova, facoltà di Medicina. Una variante è attribuita anche al professor Trevisan, Analisi per Ingegneria, Università di Padova.

Varianti. Talvolta l'aneddoto è originato semplicemente da una frase di disprezzo del professore, del tipo: "Senta, lasci perdere tutto e vada a puttane che è l'unica cosa che può fare." Si sente anche raccontare con 10.000 lire invece che 20.000; secondo un'altra variante, lo studente dice al professore: "Per sua moglie bastano."


Esame di Geometria. Dopo varie domande a cui lo studente non ha risposto la professoressa dice: "Mi disegni una retta sulla lavagna." Lo studente comincia ma poi si interrompe; la professoressa gli dice: "Continui e non si fermi." Lo studente obietta: "Ma prof., la lavagna è finita!" E la professoressa: "Continua lungo tutte e 4 le lavagne... continua così lungo il muro fino alla porta... esci e continua così fino a casa!"

Sentita a Cagliari, Ingegneria Elettronica. Altre attribuzioni: professor Serpi, (Roma la Sapienza, esame di Fisica II), professor Villaggio (Pisa, esame di Scienza delle Costruzioni (?), fratello del noto attore e piuttosto malvoluto dagli studenti)

Varianti. Lo studente se ne va, continuando effettivamente a disegnare col gesso sul muro. Tutti pensano che sia un gesto di stizza ma dopo qualche minuto si sente bussare dall'altra porta dell'aula (quella opposta all'uscita dello studente). Tutti ammutoliscono: la porta si apre e entra lo studente di prima, ancora col gesso attaccato al muro (l'edificio della facoltà aveva una pianta circolare); disegna la linea finché non si ricollega a quella da lui incominciata sulla lavagna e blatera qualcosa del tipo: "C'è chi dice che estendendo una retta all'infinito si ripieghi su se stessa formando un cerchio...". Secondo un'altra variante, a questo punto il professore ha promosso lo studente.


Esame di Anatomia; il professor Oliva chiede allo studente: "Che forma hanno i testicoli?" e si sente rispondere: "I testicoli hanno forma di Oliva."


Il professore fa accomodare una ragazza e comincia con le domande. Alla prima incertezza di questa, le chiede quante finestre ha il palazzo della facoltà la ragazza, piuttosto stizzita, gli risponde che non le sembra una domanda valida. A questo punto la faccia del vecchio diventa di tutti i colori, e si mette ad urlare: "Ma allora che cosa ci viene a fare qui lei? A pomiciare con i ragazzi?" Poi tira il libretto verso la porta e la caccia. Due mesi dopo il professore è stato messo a riposo.

Sentita a: Università di Torino, Giurisprudenza

Varianti. Un professore di economia una volta chiese quante colonne vi erano nel porticato dell'università, e cacciò lo studente che ovviamente non seppe rispondere dicendogli: "Vedo che lei non frequenta l'università, torni alla prossima sessione." Qualcuno che doveva essere esaminato subito dopo corse allora fuori a contare le colonne; quando fu il suo turno e gli fu posta la fatale domanda rispose con sicurezza quante colonne c'erano. Il professore allora gli disse: "E lei invece di studiare passa il tempo a bighellonare per l'ateneo a contare le colonne? Torni alla prossima sessione."


Professore: È in grado di dirmi quale organo dei mammiferi riesce, una volta eccitato, a raggiungere dimensioni pari a sei volte le dimensioni dell'organo a riposo?
Studente (nota appartenente a C.L.) (arrossendo terribilmente): Non saprei...
Professore: Non lo sa proprio? Ci pensi, non è difficile!
Studente (sempre più a disagio): Non mi viene in mente niente...
Professore: Su, pensi alla vita di tutti i giorni...
Studente (in grave imbarazzo): Beh...
Professore: Forza signorina, si butti!
Studente: Il pene?
(scoppia un boato nell'aula)
Professore (calmissimo): Complimenti a lei e al suo fidanzato, signorina. Comunque l'organo è la pupilla.

Riferita come raccontata da due persone che all'epoca dei fatti (primi anni '90) erano assistenti di un docente alla facoltà di Biologia a Milano. Si riporta anche da Genova, ospedale S. Martino (1990 circa), ma c'è anche chi la dà per accaduta a Napoli 30 anni fa!

Varianti. Riportata da un sedicente testimone oculare a Catania, facoltà di Biologia, esame di Anatomia Umana con la professoressa Marcello: in quel caso l'organo che riusciva a aumentare le proprie dimensioni fino a tre volte era la vescica. Un'altra versione gira per Padova, dove l'organo riproduttivo capace di ingrandirsi fino a dieci volte è l'utero. In entrambi i casi i complimenti al ragazzo della malcapitata si sono sprecati.


Lo studente fa scena quasi completamente muta; il professore sta per bocciarlo. Vedendosi spacciato, lo studente implora piagnucolando: "La prego, professore, mi dia almeno un 18 volante!" Il professore, sorpreso, riflette un momento, poi prende il libretto dello studente, verbalizza l'esame come approvato con 18, poi chiude il libretto e lo lancia fuori dalla finestra del terzo piano.

Attribuita a un professore di Analisi Matematica presso la facoltà di Ingegneria a Catania, a un professore di Anatomia Umana presso la facoltà di Medicina a Milano e a un professore della facoltà di Economia e Commercio a Firenze, ma anche al professor Tesauro (esame di Diritto Costituzionale, Napoli). In ogni caso anche questa è storica, e gira per le università da almeno 10 anni; spesso si sente parlare addirittura di testimoni che hanno partecipato alle operazioni di recupero del libretto volante.

Varianti. Secondo alcuni, il professore di Firenze ha guardato fuori dalla finestra e ha detto: "Oggi è una bellissima giornata; che cosa ne direbbe se le dessi un 18 in giardino?". Nei racconti che girano a Milano, invece, il professore si fa consegnare il libretto, lo scaglia fuori dalla finestra e rivolgendosi allo studente dice: "Se lei va a prendere il libretto e me lo riporta su le dò 18." Altra variante, ancora più fantasiosa: alla fine dell'esame il professore chiede allo studente: "27 dentro o 30 fuori?" Lo studente, sbigottito e perplesso, risponde naturalmente: "30 fuori!"; il professore firma il libretto con 30 e lo getta in strada fuori dalla finestra.


Alla nona prova di un esame, lo studente si presenta tutto fradicio per via della pioggia che cadeva incessantemente da due giorni. Al suo turno, si avvicina alla cattedra e si siede; il professore gli rivolge alcune domande alle quali il ragazzo risponde più o meno bene, quindi gli fa l'ultima domanda. Il ragazzo sbaglia completamente argomento; cerca di riprendersi, ma il professore non fa nulla per farlo sentire a suo agio. Ormai e' completamente nel pallone; dopo vari tentennamenti interviene il professore, il quale si ricorda che non è la prima volta in cui il giovane sventurato sta provando l'esame e, tenendo conto anche delle prime risposte, gli dice: "Si accontenta di un diciotto bagnato o vuole tornare la prossima volta?" Il ragazzo non sta più nella pelle: è riuscito a prendere un diciotto, non gli pare vero! Al che risponde tutto contento: "Diciotto va benissimo grazie." Il professore gli fa firmare lo statino, quindi si fa passare il libretto e vi segna la data dell'esame, il voto e la sua firma. Poi si reca verso la finestra, la apre e getta il libretto dal quarto piano, sotto un pioggia torrenziale. Poi guarda il ragazzo e gli dice: "Ora vai a prenderti il diciotto bagnato."

Attribuita al professor Favero (Chimica per Scienze Geologiche, Università di Padova) e ai già citati professori Serpi (Fisica II, Ingegneria Elettronica, Cagliari) e Villaggio (Scienza delle Costruzioni a Pisa).

Varianti. Pare che il professor Favero abbia chiesto allo studente: "Preferisce un diciotto asciutto o un diciannove bagnato?" Alla risposta "Un diciannove bagnato" ha verbalizzato l'esame con diciannove e gettato il libretto dalla finestra, sotto la pioggia.


Un prof alcolizzato congeda uno studente con 28 e si accascia sulla cattedra, appisolandosi. Un altro studente che deve sostenere l'esame non osa svegliarlo ed attende. Il professore, svegliandosi, vede lo studente davanti a sé e dice, ancora assonnato: "Ehmm, le va bene 28?"
Lo studente accetta, ringrazia e se ne va.


Lo studente si siede davanti alla commissione esaminatrice; il professore lo guarda con sufficienza e poi dice all'assistente: "Portate una balla di fieno per l'asino.
Lo studente risponde immediatamente: "E per me un caffè, grazie!"
Pare anche che questa prontezza di spirito gli abbia procurato un buon voto.


Si narra che a Bologna abbiano bruciato la macchina di un professore di Analisi dopo che aveva promosso soltanto 10 persone su 400 al suo esame. Si narra talvolta che dentro la macchina ci fosse pure il cane.

Attribuita a: professor Obrecht (facoltà di Ingegneria, Bologna). Dicono che questo professor Obrecht usi entrambe le mani per fare prima: a sinistra la formula, a destra il testo e ovviamente la spiegazione orale di tutto nello stesso tempo...


Professore: Il carbonato di Calcio è solubile in acqua?
Studente (con sicumera): Sì
Professore: Allora torni quando il Ponte Vecchio si sarà sciolto.

Tratta da un testo goliardico pubblicato a Firenze negli anni '60. Il dialogo si riferisce a un non meglio precisato esame di Chimica Inorganica.


Il professore si diverte a mettere in imbarazzo le studentesse, e inizia a chiedere a un'esaminanda: "Che cos'è quella cosa che lei ha e io no... che lei sa usare bene e io no... da cui lei trae piacere e io no...".
La ragazza risponde: "Il cervello."

Sentita a: Medicina a Novara, Giurisprudenza a Napoli (?).


A conclusione dell'esame di Fisica I, dopo la registrazione del voto, lo studente saluta il professore dalla porta con il classico gesto dell'ombrello. L'anno dopo lo stesso professore insegna Fisica II...

Sentita a Bologna.


Si racconta di un professore con l'abitudine di usare un intercalare piuttosto volgare durante le lezioni.
Un giorno le ragazze che seguivano il suo corso, esasperate, si misero d'accordo per uscire in blocco dall'aula alla prima parolaccia che il professore avesse pronunciato; i ragazzi, però, venuti a conoscenza della cosa, riferirono tutto al professore.
Così il professore il giorno dopo entrò in aula dicendo: "Ho visto fuori dalla porta un elefante con un cazzo lungo così!". Immediatamente, come d'accordo, le ragazze si alzarono e fecero per andare verso la porta, ma lui le bloccò dicendo: "Non correte, è già andato via..."

Attribuita al professor Paolo Silvestroni, autore del famoso testo di Chimica Generale.


Professore: Mi dica che cosa è il matrimonio.
Studente: Il matrimonio è un contratto che...
Professore: No.
Studente: Il matrimonio è un contratto che...
Professore: Noo!
Studente: Ma sì professore: il matrimonio è un contratto che...
Professore: NO! Il matrimonio è il contratto che... Ci vuole precisione. Torni al prossimo appello.
Studente: Lei non è uno stronzo, lei è lo stronzo!


Esame di Citologia:

Professore: Mi dica, giovanotto, qualcosa del tessuto vaginale.
Studente: Il tessuto vaginale è cigliato e...
Professore: Mi scusi, ma ne è sicuro?
Studente: Sì è cigliato!
Professore: Non ricorda neppure un proverbio che ho citato al riguardo?
Studente: Ma veramente...
Professore: La devo bocciare, ma si ricordi: dove passa il treno non cresce l'erba.

Sentita a Parma, Facoltà di Medicina e Chirurgia.


Su un muro della Facoltà di Ingegneria a Milano c'è scritto: "Il mondo si divide in due: quelli che scopano e gli ingegneri".


Su vari muri della Facoltà di Ingegneria a Roma c'è scritto: "Ingegneria è un fatto di culo: o ce l'hai o te lo fanno".


Un laureando modello riesce per caso a individuare un composto dalle inusitate qualità di resistenza al calore e alla trazione. Il relatore gli consiglia di non continuare comunque in quella direzione perché nella Chimica è facile trovarsi di fronte a composti che sembrano la panacea di tutti i mali e si rivelano bufale continue. Sei mesi dopo la laurea il relatore riceve la laurea ad Honorem per la scoperta di un composto dalle inusitate qualità di resistenza al calore e alla trazione. In seguito diventa Direttore del Dipartimento; da allora segue con cura i risultati di ogni ricerca e più volte ha intralciato il lavoro dei laureandi.

Sentita al dipartimento di Chimica dell'Università di Parma.


Si racconta che durante una lezione di chimica un professore sia entrato in laboratorio con in mano un barattolo pieno di piscio dicendo: "Due buone qualità per un chimico sono ingegno e concentrazione. L'ingegno vi potrebbe far scoprire che un metodo semplice per scoprire la presenza di zuccheri nelle urine è assaggiarle.". Detto questo mette un dito nel piscio e poi lo lecca. "Qualcuno vuole provare?" Uno studente che non crede che quello sia piscio ci mette dentro il dito e lo lecca, sentendo che era proprio piscio. Al che il professore continua: "La concentrazione invece vi potrebbe far scoprire che ho immerso il medio e ho leccato l'indice."

Questa sa decisamente di falso, ed è stata usata anche nel film L'ospedale più pazzo del mondo. In quella versione, uno studente più furbo si accorge del trucco, cambia il dito e spara una gran diagnosi; al che il professore assaggia davvero e dice "Per me sa di piscio..."


All'inizio di una lezione sulle reazioni chimiche, il professore entra in laboratorio con due provette, un bicchiere e un pezzo di carne. Il professore fa gocciolare la prima sostanza sulla carne e si forma un buco. Poi fa la stessa cosa con l'altra sostanza e sulla carne si forma un altro buco. Poi mischia le due sostanze nel bicchiere e beve il contenuto del bicchiere. Non succede niente. Il professore poi spiega che quelle sostanze erano acido cloridrico e soda caustica, che a contatto tra di loro hanno formato... dell'acqua salata!


All'esame di Diritto Privato, il professore mostra allo studente un bottone della camicia, chiedendo allo studente che cosa sia. Lo studente (dando già qui prova di un acume fuori dall'ordinario) risponde che si tratta di un bene accessorio; al che il professore gli chiede: "Posso venderglielo, staccandolo dalla camicia?" La tradizione non ci ha tramandato la risposta.


Una studentessa sostiene l'esame di Diritto Privato in modo impeccabile; il professore (il più stronzo della facoltà, a detta di tutti) congratulandosi con lei le dice che darle 30 e lode è troppo poco, si sfila il Rolex e le dice di accettarlo per ricordo. Lei, dopo lunghi tentennamenti, si lascia convincere, prende l'orologio e porge il libretto. A questo punto il professore le dice: "Signorina, lei ha accettato la donazione di un bene di valore non modico: dovrebbe sapere che ci vuole un contratto scritto. Si ripresenti al prossimo appello."

Attribuita al professor Zeno Zenchovich.

Varianti. In alcuni racconti, lo/la studente capisce il trucco (complimenti!) e la vicenda ha un lieto fine...


A un certo punto dell'esame di Analisi I il professore dice: "Scriva: seno di epsilon per v di a in d(a)." Lo studente scrive: sen(e)v(a)d(a)


Professore: Se questa è una domanda, lei mi risponda.
Studente (dopo averci pensato un attimo): Se questa è una risposta, LEI MI VALUTI.

Accaduta a Torino, Facoltà di Lettere e Filosofia.


Professore (mostrando un mazzo di chiavi): Dunque, giovinotto, mi dimostri che queste sono mie...
Studente (preso malissimo): Ehm, sì, quindi, ehm...
Professore: Allora, che aspettiamo?
Studente: Io, dunq... Aristotele... ehm...
Professore: Se ne vada, torni al prossimo appello.
Studente (si alza e fa per portarsi via le chiavi): Arrivederci...
Professore: Ma che cosa fa? Dove va con le mie chiavi?
Studente: Ah, ecco: dimostrato che sono sue!
Professore: Promosso.

Riferita a un imprecisato esame di filosofia.


Il professore di Filosofia Antica chiede allo studente di esporre le confutazioni degli argomenti di Zenone che negano l'esistenza del movimento. Lo studente si alza dalla sedia, si mette a camminare, si ferma e dice: "Ecco: ho confutato Zenone". Il professore gli dice: "Bene, continui a confutarlo". Lo studente riprende a camminare. Il professore insiste: "Lo confuti vicino alla porta." Lo studente va verso la porta. Il professore prosegue: "Ora lo confuti nel corridoio." Lo studente esce nel corridoio. Al che il professore gli grida: "Ecco, ora vada pure a confutarlo a casa sua!".

Varianti. Secondo un'altra versione, dopo tale confutazione il professore ha approvato l'esame con 30 e lode.


All'appello abbondano i nomi fasulli: Efisio Porcu, Gianluigi Cossi, Vasco Rossi (risate generali), Pippo Baudo (risate generali), Orso Bruno, Giovana d'Arco... Al che il professore si interrompe e sbotta: "Eh no, ragazzi... Anche Giovanna d'Arco no, per favore!" Al che si alza una vocina di una studentessa: "Presente!"

Sentita a Economia e Commercio, città imprecisata.


Sullo stesso genere: finito l'appello degli iscritti all'esame di campi elettromagnetici uno studente alza la mano e dice:
"Professore, non ha letto il mio nome!"
"Mi scusi, come si chiama lei?"
"Maxwell..."
"Ah! Veramente l'ho letto, ma pensavo fosse uno scherzo... "

Sentita a Ingegneria di Roma da Francesco.


Pare che un giorno in cui i nomi fasulli erano maggiori di quelli effettivamente iscritti il professore, stanco di chiamare i vari Kevin Costner, Roberto Baggio, Ugo Fantozzi eccetera, abbia mandato tutti a casa dicendo di presentarsi quando fosse passata la voglia di scherzare.

Sentita a Pavia.


Una giovane e bella studentessa va alla lavagna per sostenere l'esame di Idraulica.
Il professore le dà un gesso in mano, quindi dice: "Bene, signorina, dunque, vediamo un po'... Ecco, sì, mi faccia una pompa!". L'aula è esplosa in quasi un minuto d'orologio di applausi e grida varie.

Sentita a Genova.


Gira voce che durante un esame orale ad ingegneria a Pisa sia entrata nell'aula la moglie del docente urlandogli: "TI HO DETTO CHE DEVI SMETTERLA DI ANDARE A TROIE!" L'esame è stato rimandato a data da destinarsi.

Il nome del professore non è stato fatto, perché lo studente che ha raccontato l'episodio doveva all'epoca ancora laurearsi.
Massimiliano Zecca simpaticamente ci corregge e riferisce che la scenetta è stata rilevata a lezione di Elettronica Applicata I


Durante il corso di Economia Aziendale per Ingegneria a Pisa, nell'anno accademico 1997/98, dei tizi si sono presi la briga di fare per tutto il semestre la firma di frequenza di una tale PINA BELLATO, che il professore ha ripetutamente chiamato a squarciagola durante l'appello all'esame. Provate a chiamare prima il cognome e poi il nome; ricordate che Pisa è in Toscana!


Questa non è una leggenda, ma viene direttamente dal Dipartimento di Fisica di Firenze ed è stata raccontata da un testimone oculare che ne ha seguito lo sviluppo in tutte le sue varie puntate successive.
All'inizio dei corsi del primo anno, il professor Bini dà una presentazione generale del suo corso, Esperimentazioni di Fisica I, e invita la gente a comunicargli la suddivisione dei gruppi per frequentare il laboratorio. Tale laboratorio contiene il materiale per una decina di esperienze diverse: l'idea di base è fare due o tre grosse "mandrie" di una trentina di persone che vadano in laboratorio in giorni della settimana diversi e, all'interno di questi grossi gruppi, creare coppie o gruppetti di tre che ogni volta si dedichino a un esperimento nuovo, in modo che in una decina di settimane tutti abbiano fatto tutti gli esperimenti previsti. Chi ha già il compagno o i compagni di gruppo può iscriversi in blocco, chi è solo si iscrive da solo e i professori sorteggeranno gli abbinamenti.
Bene, un paio di buontemponi, amici per la pelle dal liceo e abituati a lavorare insieme, vogliono restare a lavorare in due e, per evitare che il professore inserisca come terzo membro del gruppo uno degli sconosciuti che si sono iscritti senza compagni, fingono di aver fatto un gruppo di tre aggiungendo ai loro due nomi un terzo, quello di "Mirko Ceconi", ovviamente inesistente. La cosa colpisce la fantasia studentesca, e tre o quattro nomi fasulli si aggiungono alla lista generale. Dopo due o tre giorni, la burla degenera, e sul foglio cominciano a comparire prima i nomi di Enrico Fermi, Maria Curie, Wolfgang Pauli eccetera, poi i classici tipo "Culetto Rosa", "Remo La Barca", "Guido La Moto", "Lampa Dina", "Lampa Dario" "Nara Bocchi" (che è una variante di Pina Bellato...) per finire con un mitologico "Gesualdo Antani". La settimana successiva, il professore ritira il foglio e compone i gruppi definitivi, depennando ovviamente quelli insensati, ma non quelli fasulli ma credibili; tra l'altro, pur essendo fiorentino, non si accorge che "Antani" era uno scherzo! Il risultato è che compare in bacheca una lista "ufficiale", in cui sono scomparsi i nomi dei fisici illustri e quelli manifestamente osceni, ma alcuni degli altri sono rimasti tranquillamente. Mirko Ceconi se lo tennero zitti e buoni, perché appunto era servito a figurare per formare il gruppo, poi se non avrebbe mai frequentato, cavoli suoi...
La vicenda ha anche un interessante epilogo. Dopo due giorni comparve sulla stessa bacheca una lettera indignata, in cui Maria Curie, Enrico Fermi e Wolfgang Pauli protestavano perché a Gesualdo Antani veniva permesso di usare il laboratorio e a loro no. Infine Mirko Ceconi diventò una tradizione, e fu iscritto ai corsi di laboratorio di Fisica I ogni volta, per i successivi tre o quattro anni.


All'esame di zoologia, il professore vuole che l'esaminando riconosca diversi animali osservando solo le zampe degli stessi. L'ennesimo studente mandato via viene richiamato dal professore quando si trova già sulla porta dell'aula, e il professore gli chiede: "Mi scusi, lei si chiama...?" Lo studente si tira su l'orlo dei pantaloni, indica le gambe e risponde: "Me lo dica lei, professore!"

Questa girava qualche anno fa a Milano, riferita a diverse facoltà (Biologia, Veterinara, Agraria). Anche questa, comunque, è una parafrasi della scena di un film: il film è Vieni avanti, Cretino! con Lino Banfi, la scena è quella in cui Banfi deve riconoscere gli uccelli dalla coda...


Lo studente si presenta per la decima o quindicesima volta per cercare di superare un esame con una professoressa molto cattiva e in sedia a rotelle. La professoressa, riconosciuto l'allievo, gli fa domande impossibili e l'allievo non riesce a superare l'esame; alla fine, lei guarda il ragazzo e gli dice: "Giovanotto, lei questo esame non lo farà mai!" A questo punto il ragazzo, esasperato, si alza e risponde: "Può darsi, ma lei non farà mai questo!" e si mette a saltare.

Sentita a Lecce.


Lo studente si presenta all'esame di Economia Aziendale, si siede, si fa il segno della croce. La professoressa lo guarda e gli dice: "Se ne vada, lei è un cafone, io sono musulmana".


Per gli sfortunati iscritti alla facoltà di Giurisprudenza di Firenze il cognome Messinetti evoca gli incubi peggiori, ricordando che il professore con cui hanno dovuto sostenere l'esame di Diritto Civile o Diritto Privato, Nei meandri della facoltà si narra che il soggetto in questione fu trasferito all'ateneo fiorentino da Roma dove, per i suoi noti comportamenti abituali (dalle molestie sessuali al delirio dottrinal-giurisprudenziale passando per la più completa ignoranza e incompetenza) fu atteso da un gruppo di studenti ignoti e massacrato di bastonate. Si dice anche che, proprio per evitare il ripetersi di simili circostanze, i suoi due fedeli assistenti lo scortino ogni giorno come guardie del corpo fino alla stazione aspettando che il treno sul quale egli sale sia partito. Infine circola voce che per la ben nota ignoranza molte altre facoltà di legge non riconoscano l'esame con lui sostenuto in caso di trasferimento. Leggenda o realtà?


Facoltà di medicina di Roma:
la studentessa è palesemente impreparata.
Si dà il caso che la studentessa sia anche la ragazza di uno dei docenti della facoltà, collega non benvoluto del professore stesso.
Al protrarsi della scena muta, il professore sbotta e congeda la studentessa, apostrofandola con le seguenti parole:
"Se ne vada, e ricordi al suo ragazzo che la medicina non si trasmette per via sessuale!!"

Il professore è stato sospeso.


Facoltà di architettura in Roma:
tre studenti da una parte, il professore dall'altra e in mezzo il progetto in esame, tavole, lucidi e quant'altro.
Uno degli studenti difende animatamente le sue scelte, ne parla con competenza e pare ben preparato;
il secondo studente interviene di quando in quando;
il terzo fa scena muta e non interviene mai nel discorso.

Al termine della discussione:
al primo studente: "Lei è preparato e mi piace la sua esposiZione. Approvato con 28!"
al secondo studente: "Lei ha ancora qualche incertezza, ma mi pare abbastanza preparato. Approvato con 26!"
al terzo studente: "Lei mi ha fatto scena muta, ragazzo mio! Più di 24 non posso proprio darle!!!"
e lo studente: "Ma guardi che io non debbo mica fare l'esame, sono solo venuto a vedere come andava  l'appello ad un amico!!"


Letta sui muri della Facoltà di Ingegneria in Roma: "761 stronzo"
(Si legge "Sette sei uno stronzo", con riferimento al professor Sette, noto docente di fisica ed autore di un libro di testo rinomato più per le copertine di Escher che per i contenuti didattici)

Sul nome del professor Sette usava far leva un suo collega, che era solito affermare:
"La fisica in questa facoltà la conosciamo solo in otto: io e Sette!!!"


Premessa: molti teoremi di matematica esordiscono con il classico incipit "Dato un e (epsilon) piccolo a piacere, è possibile dimostrare che...", dove con e piccolo a piacere si usa indicare un parametro che può raggiungere valori piccolissimi ma comunque diversi da zero.

Esame di analisi 1:
Studente: "Sia dato un tre piccolo a piacere, è possibile dimostrare che..."
Professore (allibito): "Prego? sia dato cosa?"
Studente: "Un tre piccolo a piacere, no?"
Professore: "Ma guardi che questo (disegnandolo) è un epsilon, non un tre!!!"
Studente: "Ah! E pensare che l'ho corretto su tutto il libro!!!"
Professore: "Faccia una cosa, ora se ne vada e torni quando lo ha corretto tutto di nuovo..."

A questo aneddoto, universalmente noto e dato per accaduto un po' in tutte le facoltà (tecniche), si associa anche la seguente variante:
Studente: "Sia dato un e piccolo a piacere, è possibile dimostrare che..."
Professore: "Sì, vabbè, ma piccolo quanto?"
Studente (incerto): "A piacere..."
Professore: "Allora me lo faccia più piccolo."
Lo studente, evidentemente in stato confusionale, traccia un e di dimensioni minori.
Professore: "No, lo faccia ancora più piccolo..."
Lo studente ha continuato a scrivere e micrometrici per un bel pezzo, prima di ammettere sconsolato che forse la sua preparaZione lamentava qualche lacuna.


Esame di analisi I - Ingegneria Elettronica - Pisa
Il professore, dopo aver corretto il compito dello studente, lo guarda e dice:
"Ma dove vuole andare lei con questo esame? Non la prendono nemmeno alla scuola per Carabinieri!".